Un pomeriggio con il medico di famiglia in due paesi della provincia torinese

Non è forse certo accessibile a tutti poter seguire l’attività di un medico di famiglia, ma personalmente come studioso e divulgatore di materie mediche e socio-sanitarie, da alcuni anni mi è “concessa” questa opportunità per scopi socio-culturali, professionali, umani e divulgativi. Anche quest’anno ho trascorso un intero pomeriggio con il dott. Angelo Gino Torchio, 63 anni, specializzato in tisiologia e malattie dell’apparato respiratorio, e da oltre cinque lustri medico di base (massimalista) dopo una notevole esperienza ospedaliera in Medicina generale.

 

Ambulatorio di Rondissone (orario 15.00-16.30), piccola frazione della cintura torinese

14.55 – Il primo paziente è un giovane 17enne che da alcuni giorni lamenta disturbi in zona perianale. Appare un po’ imbarazzato ma si esprime ugualmente con disinvoltura per descrivere i sintomi. Il medico gli fa alcune domande, lo mette a suo agio e lo visita; diagnostica uno stato emorroidale in atto per il quale prescrive una corretta alimentazione, semicupi freddi e somministrazione di un farmaco ad uso locale.

15.07 – Il successivo paziente è un uomo di 71 anni, molto mite, entra a passo lento, da anni affetto da ipertensione, al quale il medico rileva la pressione arteriosa (che risulta essere 125/80); gli prescrive i relativi farmaci di mantenimento.

15.11 – Entra nell’ambulatorio una signora di 57 anni. Soffre di gastrite cronica ma riferisce anche disturbi in zona pelvica. Pochi minuti di dialogo per descrivere (sapientemente intuitivo) sintomi e malessere ma sufficienti per ipotizzare un fibroma uterino tanto da prescrivere esami del sangue e un’ecografia vaginale.

15.20 – È una ragazza di circa 20 anni che si affaccia ora, un po’ preoccupata e ansiosa nel raccontare al medico di essere stata recentemente all’estero (Tunisia) per un breve periodo di vacanza, e da alcuni giorni di avere disturbi intestinali in seguito ai quali ha assunto determinati farmaci acquistati sul posto; il medico conferma la validità degli stessi ma che integra prescrivendone altri più “noti” alla paziente che, rincuorata, si congeda con un semplice grazie.

15.27 – Ha circa 50 anni la signora che ha contratto una epatite autoimmune (infiammazione cronica del fegato a causa sconosciuta). È minuta, molto tesa e apprensiva… Ha bisogno di altri farmaci, ma soprattutto di sfogare seri problemi familiari che condizionano non poco la sua esistenza. Il medico, che la conosce bene, l’ascolta con pazienza senza interromperla, la osserva con quella benevolenza che vuole essere comprensione sino a congedarla strappandole un sorriso…, per lei una sorta di conforto.

15.44 – Più baldanzoso il giovane che ha appena compiuto 18 anni e che si rivolge al medico per il rilascio del certificato anamnestico, al fine di poter conseguire la patente di guida. Complimenti e qualche “doverosa” raccomandazione, oltre ai convenevoli, che si esauriscono in pochi minuti.

15.49 – La signora, quasi 50enne, molto disinvolta, si rivolge al medico per richiedere la compilazione di moduli per un ricovero temporaneo del padre anziano in una struttura socio-assistenziale della zona, ma anche una serie di farmaci per ambedue i genitori, e la prescrizione di pannoloni per la madre incontinente. Avanza ulteriori “pretese” che non sono pertinenti ai bisogni dei genitori, e che il medico con molta pazienza e tatto le spiega di non condividere soprattutto dal punto di vista etico e deontologico. La signora sembra aver compreso ma si congeda non nascondendo qualche perplessità…

 

Ambulatorio di Chivasso (orario 16.30-18.00), un piccolo centro di quasi 30 mila abitanti alle porte di Torino

Prima di andare in questo ambulatorio seguo il dott. Torchio ad una visita domiciliare. La paziente è una signora 60enne, minuta e dal tono di voce flebile: è stata da poco dimessa dall’ospedale dopo aver subito un delicato intervento per una neoplasia del pancreas. Ci accoglie con la sorella e il figlio, cordiali ma in evidente stato apprensivo per il familiare, che insieme aggiornano il medico esibendo la documentazione clinica ospedaliera. Ha bisogno di farmaci e della prescrizione di numerosi esami, oltre alla visita specialistica dell’oncologo. Ci soffermiamo oltre mezz’ora durante la quale il dott. Torchio risponde a tutte le domande della paziente, che sembra ben comprendere, ma non nasconde preoccupazione per il suo futuro (di madre, moglie e paziente) pur essendo ben disposta a collaborare anche se non intende sottoporsi ad eventuale ciclo di chemioterapia. Ci congediamo con un breve saluto e la disponibilità da parte del medico di seguire il suo decorso a domicilio.

17.25 – Arriviamo in questa sede ambulatoriale e già un piccolo gruppo di pazienti attende con pazienza nonostante il ritardo… La prima che entra nello studio è una signora di 35 anni, operata di recente alla spalla per la cosiddetta “Sindrome da conflitto omero-scapolare”; ha bisogno di farmaci antidolorifici e della giustificazione di un periodo di convalescenza da presentare al suo datore di lavoro. Il medico si interessa dell’iter clinico-chirurgico e della sintomatologia, conferma e prescrive quanto richiesto.

17.33 – Un uomo di circa 60 anni, con una apparente espressione di lieve sofferenza, entra in ambulatorio per spiegare i propri sintomi che lo affliggono da alcuni giorni. Lamenta difficoltà alle vie urinarie soprattutto nell’atto della minzione, in base alla quale il dott. Torchio sospetta una ipertrofia della prostata, quindi gli prescrive una visita dello specialista urologo. Un po’ preoccupato, ma rincuorato, si congeda.

17.41 – Il paziente che varca ora la soglia dell’ambulatorio è un uomo di 52 anni, in stato di lieve apprensione perché riferisce una persistente dolenzia a livello inguinale. Il medico lo visita e diagnostica un’ernia inguinale che andrebbe asportata, pertanto gli prescrive una visita chirurgica. Il paziente, robusto e abituato a lavori pesanti e di fatica, non si stupisce ma comprende che d’ora in poi dovrà limitarsi a ridurre la sua attività evitando sforzi o atteggiamenti maldestri.

17.48 – È una 30enne la signora che entra ora, la quale lamenta dolenzia generalizzata e diffusa, ed è un po’ preoccupata per il protrarsi della stessa. Il medico, dopo attenta ed esauriente descrizione dei sintomi della paziente, la visita e senza alcun dubbio sospetta essere affetta da toxoplasmosi (una malattia infettiva causata da un parassita degli animali che può essere trasmesso anche agli esseri umani); le prescrive una visita di accertamento e farmaci antidolorifici, invitandola ad attenersi a quanto raccomandato.

17.55 – Il medico chivassese fa ora entrare un uomo di circa 40 anni (accompagnato dalla moglie), recentemente operato per l’asportazione di un “aneurisma aortico-addominale”, intervento che sembra aver superato bene con un evidente buon decorso post-chirurgico. Il medico gli rileva la pressione arteriosa i cui valori rientrano nella norma (120/80); gli prescrive farmaci di “mantenimento” e la giustificazione per prolungare il periodo di convalescenza da presentare alla sua azienda.

18.12 – Ha 37 anni la donna che entra e saluta con un sorriso particolarmente spontaneo. È in stato di gravidanza, ed ha bisogno di un certificato medico per poter frequentare la piscina con finalità ginniche (“pre parto”). Il dott. Torchio si complimenta e le prescrive quanto necessita dopo aver ben compreso (e condiviso) il motivo di tale richiesta.

18.30 – L’ultima paziente in visita ha circa 60 anni, soffre da tempo di dispnea da sforzo (difficoltà nel respirare ad ogni minimo sforzo) e, per ulteriori approfondimenti, il medico le prescrive alcuni esami e visita cardiologica. La paziente sembra “convivere” con l’evidente disturbo cardiaco e, anche se dall’espressione e dal tono di voce traspare non poca preoccupazione, si congeda quasi in silenzio seguito da un grazie.

 

Si conclude così un pomeriggio, come tanti altri, tutto l’anno, di intensa attività medica, a volte più impegnativi a seconda del manifestarsi delle patologie di stagione od eventi di qualsiasi natura, nel corso del quale ho vissuto un’esperienza (che per la verità non è la prima) che mi porta a considerare che l’ambulatorio del medico di famiglia è ancora un luogo della parola, dove la medicina narrativa continua a dare il meglio di sé, a differenza del più “angosciante” ambito ospedaliero, o dello studio di uno psicanalista. Il dott. Torchio conosce bene tutti i suoi pazienti, che sempre ascolta (e a volte “rimprovera”) non solo basandosi sulla propria professionalità, ma anche, se non soprattutto, sulla capacità di considerare prima la persona e poi la malattia. Un modo “moderno” di fare medicina, avendo una visione olistica del paziente che forse non tutti sanno avere o condividere, al di là di qualunque scuola di pensiero. Grazie ad uno dei “maestri” della Medicina territoriale.

Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

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