Una battaglia affrontata con determinazione affidandosi a terapie non convenzionali
Rileggendo dagli scaffali della libreria
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Non sono certo esigue le pubblicazioni editoriali divulgative in ambito oncologico, i cui protagonisti sono talvolta gli stessi autori (e magari anche medici) che raccontano la loro esperienza o il loro vissuto. Fra queste ho letto più volte (anche per coinvolgimento emotivo) “Ho vissuto più di un addio” (Ed. Sperling & Kupfer, 2012, pagg. 126, euro 14,90) di David Servan-Schreiber. È un “libro testamento”, ma soprattutto un invito alla speranza per i malati di tumore, ed è quanto si può cogliere dal racconto della sua particolare esperienza di paziente che ha combattuto e inizialmente vinto il cancro, ma che ha dovuto nuovamente affrontare dopo anni.
Determinato e perfettamente cosciente non si è arreso rifiutando lo “spettro” della rassegnazione e men che meno della sconfitta… La consapevolezza è diventata il suo “sostegno”, sempre più convinto che combattere il cancro si può, come ha scritto nelle sue precedenti pubblicazioni “Guarire” (Ed. Pickwick, 2003, pagg. 308), e “Anticancro” (Ed. Sperling Paperback, 2007, pagg. 328); prova ne è la ricomparsa del male dopo vent’anni. Più volte soprannominato in Francia “profeta del benessere” (ma anche contestato), il professor Servan-Schreiber si ammalò nel 1992 a 31 anni di un tumore al cervello (un glioblastoma di IV grado, che ha una delle prognosi più infauste di tutte le tipologie di cancro, con una sopravvivenza media di quindici mesi, n.d.r.). La prognosi era di pochi mesi di vita, ma la sua forza di volontà e grande determinazione lo hanno sempre sostenuto perché convinto che l’essere umano ha risorse e capacità tali da affrontare il tumore senza doversi affidare necessariamente e, in modo totale, ai farmaci e alla medicina, arrivando alla conclusione che la migliore medicina per alcune malattie più diffuse è il nostro cervello.
Per questo brillante clinico e ricercatore, nato a Neuilly (Francia) nel 1961, e formatosi negli Stati Uniti nel campo della Psichiatria e delle Neuroscienze, significava ora affrontare la depressione, lo stress, l’ansia basandosi sui metodi non convenzionali come l’attività fisica, la meditazione (yoga) e la dieta come “rafforzativo” delle terapie classiche aumentando le difese naturali dell’organismo, precisando: «… non esistono cure miracolose contro il cancro, nessuna guarigione è al 100%, ma si può lottare fino all’ultimo». Sapeva che, pur a distanza di anni, il male si sarebbe ripresentato e questa ricaduta lo ha spinto a porsi domande inseguendo la filosofia dell’ “Anticancro”. I suoi libri, scritti da uomo di scienza, hanno contribuito ad ampliare gli orizzonti della Medicina, senza trascendere nella promessa di “guarigioni miracolose” ma restando fedele alla sua formazione filosofica e di neuroscienziato, per concludere che «qualsiasi cosa succeda ho la ferma speranza che questo addio non sarà l’ultimo. Ci si può dire addio tante volte». Il prof. Servan-Schreiber si è spento il 24 luglio 2011, all’età di cinquant’anni. Se è vero, quindi, che la malattia di cancro può essere affrontata senza arrendersi, è altrettanto vero che anche nei casi più “insperati” si può ben sperare in una prognosi più favorevole… senza limiti di tempo.