UNA FISIOTERAPISTA E UN TECNICO ORTOPEDICO AI CONSUETI LUNEDÌ TORINESI DELLA PREVENZIONE
di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)
I relatori che si sono avvicendati nelle loro relazioni lunedì 6 maggio hanno preso in considerazione argomenti sempre più attuali. La terapista della riabilitazione Elena Bertolucci ha trattato ” L’importanza di prevenzione e riabilitazione nelle disfunzioni vescicali e rettali“, il tecnico ortopedico Giovanni Battista Sirtoli ha trattato “I nostri “piedi” questi sconosciuti”. Si stima che 7 milioni di italiani soffrano di incontinenza urinaria (5 milioni) e fecale (2 milioni), dati che, se non fanno impressione, quanto meno inducono a qualche considerazione, a cominciare dal fatto che di questi disturbi se ne parla poco e spesso mal volentieri, probabilmente per una questione di pudore (vergogna, imbarazzo). Ma cosa vuol dire prevenzione e riabilitazione? «È l’adozione – ha esordito la prima relatrice – di comportamenti in grado di ridurre o evitare l’insorgenza e lo sviluppo di una patologia o di una disfunzione; mentre riabilitazione è l’insieme di azioni volte al recupero di una funzione compromessa. Si può quindi parlare di prevenzione e di riabilitazione proprio perché l’incontinenza è un problema diffuso e, va precisato, che non è conseguenza dell’invecchiamento, non è una malattia ma un insieme di sintomi, strettamente collegati alla salute del pavimento pelvico, un’area che si estende dalla sinfisi pubica al coccige, chiudendo in basso la cavità addomino-pelvica, circondando e sostenendo l’uretra, la vescica e la vagina fino all’apparato ano-rettale». Perdere un po’ di urina con un colpo di tosse o un starnuto è un evento del tutto normale e quindi da considerare, proprio perché quando si verifica l’incontinenza (vescicale o fecale) ha un impatto sulla qualità della vita: limita le uscite in pubblico e riduce le proprie attività, oltre all’impatto economico-sociale in riferimento ai problemi sanitari. Ma con chi parlarne? Secondo la relatrice è bene rivolgersi al proprio medico di famiglia ed eventualmente all’urologo che può essere consultato anche dalle donne, alcune delle quali anche per questi problemi talvolta si rivolgono al proprio ginecologo; in altri casi non è escluso rivolgersi al proctologo, gastroenterologo e al fisiatra. Quest’ultimo definisce il percorso riabilitativo, e in seguito interviene il fisioterapista. Ma a monte, occorre fare una valutazione clinica per un inquadramento diagnostico, al fine di avere le necessarie indicazioni riabilitative o altri accertamenti diagnostico-terapeutici. Ma quali sono le disfunzioni? «Riguardano il basso tratto urinario (vescica, uretra, prostata) – ha spiegato la dr.ssa Bertoluccci –, oltre a comprendere l’area colon-rettale (più precisamente il tratto terminale), e la statica pelvica (generalmente femminile in merito alla manifestazioni di prolassi…). Ma se le disfunzioni sono legate principalmente al pavimento pelvico, è quest’ultimo che causa le disfunzioni stesse o sono queste che causano problemi al pavimento pelvico? Forse non c’è risposta, tuttavia vanno considerate le differenze dello stesso tra uomo e donna: come è noto il primo ha due orifizi e la seconda tre. Lo strato muscolare è molto complesso in ambedue i casi in quanto formato da diversi strati fasciali e legamentosi. Le funzioni del pavimento pelvico contribuiscono alla continenza urinaria ma anche alla minzione, alla continenza anale e anche alla defecazione, alla statica pelvica, oltre a “favorire” l’attività sessuale nella riproduttività e nella biomeccanica del corpo». Per quanto riguarda i sintomi della disfunzione del pavimento pelvico ha relatrice ha ricordato essere la perdita di urina, colpi di tosse, starnuti, sollevare pesi, urgenza e frequenza di urinare, sensazione di peso pelvico, sensazione di corpo estraneo in vagina o nel retto, trattenimento della flatulenza (meteorismo intestinale), delle feci, stipsi, difficoltà nei rapporti sessuali e nel raggiungimento dell’orgasmo, quindi dolore pelvico; ma anche cistiti ricorrenti non batteriche, oltre alla gravidanza che ha un certo “peso” proprio sul pavimento pelvico che in questo caso può essere un trauma… «L’incontinenza urinaria – ha precisato la relatrice – può essere da sforzo in genere, da urgenza, mentre l’incontinenza mista è da sforzo e da urgenza; inoltre l’incontinenza può essere da rigurgito quando non si vuota bene la vescica, e funzionale quando da movimento. Ma il pavimento pelvico può provocare anche ritenzione urinaria: ostruzione completa prostatica nell’uomo, nella donna il vaginismo; ciò vale anche per l’incontinenza fecale: incontinenza passiva o stipsi». È evidente che di fronte a queste situazioni si devono adottare determinati comportamenti, ad esempio modificando certe abitudini relative alle funzioni come la minzione che non è bene sforzare lo stimolo per dare sfogo…, ma rispettare il tempo necessario per la sua emissione, e non oltre; e ciò nel rispetto della funzione autonoma minzionale e della statica degli organi pelvici; un comportamento che deve iniziare sin dalla tenera età. Nel contempo mantenere una postura adeguata per un corretto e completo svuotamento della vescica: solitamente tra una minzione e l’altra è bene non lasciar trascorrere 4-5 ore, e se troppo frequentemente le cause potrebbero essere di altra origine. In questi casi è consigliabile compilare un “diario minzionale” per controllare tempi e quantità, e quindi regolarità. «Mentre si orina – ha suggerito la relatrice – è bene non interrompere stimolo e svuotamento, in quanto si interrompe la contrazione della vescica e ciò è ovviamente controindicato… Altrettanto vale per l’evacuazione, ma in questo caso spingere (mantenendo una adeguata postura) favorisce l’evacuazione cercando di prevenire la stipsi. La pressione intraddominale riguarda il diaframma e il pavimento pelvico che sono in stretta relazione, ed è una azione fondamentale in quanto permette (se ben gestita) la si può orientare in direzione protettiva o in direzione non protettiva, e ciò significa che se, ad esempio, si tossisce in un certo modo la stessa grava come peso sugli organi pelvici tale da favorire l’incontinenza da sforzo…». Sono altresì adottabili alcune strategie preventive come l’educazione sin dall’infanzia nel prevenire o correggere le cattive abitudini di comportamento e della postura nell’espletamento delle funzioni fisiologiche, controllo del peso (il grasso viscerale pesa sugli organi e anche sul pavimento pelvico, e ciò aiuta la continenza. «Quindi – ha concluso la dr.ssa Bertolucci –, anche la salute intestinale può essere favorita da una corretta alimentazione. La valutazione del pavimento pelvico può essere fatta anche in assenza di sintomi. All’occorrenza è utile la valutazione clinica consultando il proprio medico di famiglia, e nella gestione del pavimento pelvico come struttura muscolare, legamentosa, fasciale, oltre ad utili accorgimenti posturali e nella dinamica respiratoria, può sicuramente essere indicato dal fisioterapista-riabilitatore».
Su un altro versante, quanta attenzione prestiamo ai nostri piedi? A questo riguardo è intervenuto Giovanni B. Sirtoli, un tecnico del piede e delle sue “deformazioni” di lungo corso, il quale sostiene che forse troppo poco si conosce per camminare bene e senza dolori… Sin dai tempi ancestrali l’uomo ha sempre camminato scalzo, e sicuramente non avrebbe immaginato che un giorno avrebbe dovuto inventarsi un calzare o simile. Dopo aver sintetizzato la conformazione anatomica e fisiologica del piede il relatore ha posto in evidenza che si fa poco movimento, e ciò in ragione dei molteplici e comodi mezzi di trasporto, e magari anche per pigrizia, con qualche effetto negativo in quanto l’inattività impigrisce i muscoli e il sovrappeso influisce negativamente sugli inferiori, piedi compresi. Ma il piede può presentare tre conformazioni: il piede sano, il piede piatto e il piede cavo. «Il piede sano – ha spiegato il relatore – ha un arco longitudinale e trasversale normale mentre il piede piatto e pronato ha un arco meno accentuato e un’impronta più larga con la muscolatura longitudinale rilassata. Tale struttura indebolisce il piede in quanto sollecitato ad ogni passo sino a non poter usufruire dell’ammortizzazione naturale della struttura con conseguente dolenzia e, di conseguenza, vi è rinuncia a camminare. Inoltre, in taluni soggetti sono affetti da alluce valgo le cui cause possono essere: anomalie congenite della struttura ossea o articolare del piede, utilizzo di calzature inadatte (in particolare scarpe con il tacco alto e punta stretta), postura scorretta o lesioni accidentali del piede». Ma le deformazioni dei piedi possono dare origine a problemi più gravi in quanto un arto o un organo ammalato e/o traumatizzato può compromettere la salute in genere e, il mal di schiena come pure l’insufficienza della circolazione agli arti inferiori, ne sono un classico esempio. In presenza di questi problemi il medico ortopedico ha modo di inquadrare la situazione clinica e predisporre gli accorgimenti necessari: oltre ad avere una “più corretta” postura, e soprattutto l’adozione di adeguate calzature. E per quanto riguarda il piede cavo? «In questo caso – ha ricordato il relatore – il piede cavo presenta un arco longitudinale molto accentuato e di conseguenza un collo del piede più elevato, tanto da non consentire alla persona che ne soffre di calzare scarpe normali. In effetti, il piede poggia al suolo con la parte anteriore e posteriore e viene particolarmente sollecitato; inoltre, accentua la formazione di cheratosi (eccessiva crescita dello strato corneo della pelle, ndr) sotto le teste metarsali». In questi casi la ginnastica del piede è molto utile, tanto nell’età dello sviluppo che nella terza età, che si può attuare giornalmente a fine giornata mobilizzando le articolazioni allargando e piegando le dita in su e in giù, trovando giovamento di lì a poco tempo. Bene è camminare possibilmente scalzi su terreno morbido, sulla sabbia o tappeto erboso. «Se si è affetti da problemi fisici conclamati – ha concluso Sirtoli – è bene consultare il medico ortopedico, specie se si soffre di piattismo a livello metatarsale con metatarsalgia con alluce valgo e dita in griffe (a uncino), ma anche se si soffre di tallonite da spina calcaneare e fascite plantare, piede diabetico, algie alle ginocchia da varismo tibiale, usura dei menischi, etc. Il tecnico ortopedico interviene nella maggior parte dei casi per la realizzazione del presidio ortopedico, come le ortesi digitali in silicone per dita deviate, etc. Ciò preventivamente prescritto dal medico». È comunque sconsigliabile l’acquisto di questi prodotti su internet, che sovente sono dannosi in quanto non personalizzati…!
Foto a cura di Giovanni Bresciani