Una piscina singolare
Riceviamo e pubblichiamo:
Alberto Angela nel suo recente libro “Pompei”ama definire “la Beverly Hills dell’impero”, la zona collinare dei Campi Flegrei intorno a Capo Miseno, a nord ovest del golfo di Napoli, come era ai tempi dell’impero di Roma.
Era la sede della flotta imperiale, la Classis Miseniensis. L’entroterra era popolatissimo, gente di mare e dignitari dell’impero, ma soprattutto era frequentato da personaggi del calibro di Cicerone, che lì aveva una villa, e da imperatori, attratti dalla natura spettacolare e dal clima mite. Sempre ben collegati con Roma. Tra i personaggi noti che frequentavano queste zone, ricordo anche Plinio il Vecchio, ammiraglio della flotta imperiale nel momento dell’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei e la zona circostante. E pure lui, recatosi nella zona dell’eruzione per osservarla, morì insieme a migliaia di altri sventurati abitanti della zona.
Ed ora vediamo che cosa è definito con il termine latino piscina, in questo caso qualificato dall’aggettivo mirabilis.
La piscina mirabilis è oggi un monumento archeologico, una sorta di cattedrale dell’acqua, sito nel comune di Bacoli, provincia di Napoli. Straordinaria opera di ingegneria idraulica, fu costruita in età augustea a Miseno, per le necessità della flotta imperiale. Originariamente era una cisterna di acqua potabile, la più grande mai costruita dagli antichi romani, serbatoio terminale dell’acquedotto augusteo, che portava l’acqua dalle sorgenti del fiume Serino, a 100 chilometri di distanza, fino a Napoli e ai Campi Flegrei.
Interamente scavato nel tufo della collina prospiciente il porto, il serbatoio si trova ad 8 metri sul livello del mare. A pianta rettangolare, alto 15 metri, lungo 70 e largo 25, è sormontato da un soffitto con volte a botte, sorretto da 48 colonne disposte su quattro file. La struttura muraria è realizzata in opus reticulatum, e, come i pilastri, è rivestita da materiale impermeabilizzante. L’impressione che si riceve entrando è stupefacente. Si accede attraverso una facile gradinata, e ci si trova in locali ampi, luminosi di luce naturale proveniente dai soffitti, lo spazio segnato da colonnati che ricordano gli imponenti corridoi della Domus Aurea di Nerone.
Veramente un zona da visitare, e visitare ancora, ricchissima di bellezze donate da madre natura e di zone archeologiche straordinarie, ricche di storia, miti, credenze, abitudini dei nostri padri, che ancora oggi conservano una straordinaria vivacità. Per questa bella gita un mio sentito ringraziamento va all’Ente Musicale “B. Barattelli”, che l’ha organizzata con lo scopo primo di assistere alla Turandot al Teatro S. Carlo di Napoli, e poi quello di visitare le bellezze del territorio. Grazie!
Emanuela Medoro
L’Aquila, 30 marzo 2015