UN’ITALIA CHE CADE E NON SI RIALZA…
Ciò che conta è quanto il cittadino sa imporsi e farsi rispettare mettendo in atto il proprio sapere con le armi dell’onestà comportamentale e del buon esempio dell’altruismo… non istituzionalizzato
di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)
Mentre i “lor Signori” sono affacendati su chi far eleggere a Presidente della Repubblica, il popolo langue, sia per i persistenti effetti della pandemia sia per tutti quegli eventi che disturbano a vario titolo la vita quotidiana di tutti… o quasi. Tanto per fare il punto non meno cruciale (anzi!) c’è da evidenziare che il nostro Paese ha raggiunto il debito pubblico di 2.694 miliardi di euro, e a quando e quanto la restituzione non è certo immaginabile… forse mai! Non sono un esperto in materia ma da questo dato è facile intuire quanto ci si debba preoccupare, ed è pur vero che la pandemia ha contribuito ad aggravare l’instabilità socio-economico-finanziaria, ma è altrettanto vero che il precedente debito pubblico non era molto inferiore a quello attuale. Per controllare i conti e l’andamento di una nazione pare che abbiamo uno stuolo di esperti, che vantano titoli di rilevanza nazionale ed internazionale, a “supporto” dei cosiddetti decisori politici le cui alternanza, baldanza e discontinuità di intese programmatiche e gestionali, a mio avviso non sono per nulla rassicuranti e tanto meno garantiste. Or dunque, siamo in balia di tutti costoro per buona pace di chi studia analiticamente questi problemi, ma poi, se si vuol trarre qualche iniziale bilancio ci ritroviamo più o meno al punto di partenza e, naturalmente, dando la colpa a quell’avversario che si chiama Sars-CoV-2. Ma le nostre preoccupazioni non finiscono qui perché bisogna chiamare in causa tutto ciò che rientra nella cronaca nera e giudiziaria che comprende di tutto e di più: reati di ogni genere e gravità contro la persona e il patrimonio, infortuni e decessi sul posto di lavoro, decadimento della cultura e dell’istruzione, crisi mistiche e povertà, natalità in calo, crisi occupazionale, sensibile decadimento dei valori etico-morali, etc. In compenso, si fa per dire, gli intrattenimenti ludici non perdono adesioni: sport e spettacolo soppiantano non poco quanto di più è necessario per vivere in modo dignitoso, come ad esempio l’affannoso attaccamento alla nostra salute che, in non pochi casi, è ostacolata da una assai discutibile gestione sanitaria sia a livello verticale che periferico. È pur vero che alcuni esperti di settore ed opinionisti analizzano e divulgano di volta in volta questi problemi, ma purtroppo c’è poca attenzione da parte della collettività, e intanto il fiume della instabilità con i suoi emissari dell’incertezza e della precarietà rischiano di inondare il Paese, peraltro con pochi salvagenti… Stiamo pagando a caro prezzo tutto quello che abbiamo conquistato con il progresso e l’emancipazione in ogni ambito, e risalire la china (debito pubblico a parte) a me pare essere un cammino arduo con scarse possibilità di una soddisfacente ripresa. È questa l’Italia che si voleva? È questo il prezzo dei sacrifici di chi ci ha preceduto? La mia non è certo una voce autorevole, ma quale cittadino e libero opinionista mi sono permesso di fare queste considerazioni, che di primo acchito possono essere lette con un certo pessimismo, ma se si vuole essere obiettivi e non fare come gli struzzi, non si può che constatare la realtà dei fatti. Dedico gran parte del mio tempo a leggere e ad informarmi, osservare tutto (o quasi) mi sta attorno cercando di essere preparato ad affrontare quegli eventi che possono ledere diritti ed incolumità mia e dei miei famigliari, ma anche del mio prossimo che a me “ricorre” per avere quel piccolo sostegno morale (se non anche pratico) a causa della burocrazia e degli eventi minacciosi… Qualcuno, temerariamente, mi paragona ad una sorta di piccolo “templare “ improvvisato in versione moderna, una considerazione che lì per lì mi lusinga, ma non troppo, primo perché non dovrebbe essercene bisogno, e poi perché nel concreto non ho alcun “potere”, se non l’intento della condivisione degli ideali di giustizia per il rispetto dei diritti, anche perché il nemico da combattere è la burocrazia che paragono a Filippo il Bello che ha decimato gli storici Templari. Quindi, la mia è una veste di semplice cittadino, forse con un “passo in più”, attivando in concreto quel detto che dice: “Armiamci e partiamo”; anche se, purtroppo, non ho alcun seguito e, in tal senso, a molti non posso che dire: chi vuole il suo mal pianga se stesso!