“Vampiro” esperimento teatrale a Ronta organizzato dalla compagnia “Non faremo troppo rumore per nulla”
di Francesca Lippi
“Vampiro” era il titolo, già di per sé inquietante, dell’esperimento teatrale svoltosi a Ronta, presso villa Pananti Liccioli, sabato sera 8 dicembre, organizzato dal gruppo teatrale “Non faremo molto rumore per nulla” per la regia di Matteo Cecchini. Parliamo di esperimento, perché così è stata questa prima tappa della trilogia i “Racconti del focolare” che proseguirà con altri due appuntamenti in gennaio e febbraio 2019. “Vampiro“, tratto dall’omonimo racconto breve scritto da John Polidori, scrittore e medico nonché amico di Lord Byron, dato in stampa nel 1819, fu il primo racconto del genere horror mai pubblicato prima. Ed ebbe molto successo, anche se all’epoca, per errore, esso fu attribuito a Lord Byron.
Ma cosa è accaduto sabato sera agli spettatori -cavie presenti all’esperimento? Vi narreremo, senza timore di spoilerare, ciò che è accaduto agli intrepidi protagonisti della performance. Dopo una succinta presentazione ed una serie di domande relative ad allergie, gli spettatori sono stati bendati con strisce di velluto nero e condotti per mano, dagli attori, ai loro posti. “Ricordo di aver sentito un forte calore alle mie spalle” dichiara una delle signore partecipanti all’evento “ma non vedevo assolutamente niente e non nascondo che mi sembrava di essere entrata in un’altra dimensione”. Ed effettivamente, ogni spettatore, pur consapevole della dinamica ludico-giocosa in cui era finito, era impossibile non provasse un minimo di inquietudine. Perché vi chiederete? Semplice. Realismo assoluto. Privazione della vista. Il gioco è fatto. Si attivano gli altri sensi. Innanzitutto l’ascolto, perché iniziato il gioco, il racconto delle avventure di Aubrey, il giovane gentiluomo protagonista della storia, che si snodava grazie alla voce del regista, arrivano le risate, gli schiamazzi, le urla agghiaccianti di uomini e donne, lo sciabordio delle onde di un ipotetico viaggio in mare, il rumore delle monete che cadono durante una questua e le voci suadenti ed insistenti che ti alitano all’orecchio “Ricordati il tuo giuramento“. Come si fa a non essere almeno un pochino turbati? Subito dopo lo strusciare degli abiti nelle gambe, mani sconosciute che ti toccano, ti brancano, ti stringono, baci sulle guance, sulla fronte, oggetti freddi come lame che si appoggiano sulle mascelle, attiveranno il tatto e incuteranno nuovamente timore. L’odore di pesce marcio ribadirà, a chi non l’avesse ancora capito, il viaggio in nave del giovane gentiluomo con Lord Ruthven, Conte di Marsden, un nobile inglese che scopriremo essere il vampiro, e metteranno in moto l’olfatto; e l’arrivo in Grecia dei due uomini sarà sigillato dall’offerta di formaggio, dolci, chicchi d’uva ed olive che gli attori faranno mangiare ai nostri temerari spettatori. Ed ecco che anche il gusto è stato chiamato in causa. Qualcuno recalcitrante all’uscita commenterà: “Non sono riuscito ad aprire la bocca, non ho voluto assaggiare nulla, non ne capisco il motivo“. Il trillo di un campanello, che coincide con la fine della storia, sigla il momento tanto atteso. Ogni spettatore-cavia si toglie la benda e scopre di essere seduto in cerchio, attorno ad un tavolo, dove una giovane donna seminuda giace cadavere. Un giovane uomo, con la bocca piena di sangue o almeno di un qualcosa che lo sembra, si aggira intorno alla ragazza. E’ l’apoteosi della sorpresa! Il pubblico resta fermo, basito. Non riesce ad applaudire, né ad alzarsi. Qualche attimo di imbarazzo, poi l’applauso scrosciante per questo esperimento così ben riuscito che a tratti, pur se in ambito teatrale, ricorda i “giochi della fiducia” di un gruppo di animatori professionisti, non senza dimenticare, a nostro avviso, di strizzare l’occhio a quel teatro naturalistico tanto caro a Strindberg. Gli spettatori escono frastornati commentando ad alta voce, ma subito vengono redarguiti dagli attori, un nuovo gruppo di impavidi sta entrando e lo spoiler proprio non si può fare.
La storia
Lord Ruthven Conte di Marsden – un nobile inglese, il vampiro
Aubrey – un giovane gentiluomo
Ianthe – una giovane donna greca di cui Aubrey si innamora
la sorella di Aubrey – futura sposa del Conte di Marsden
Aubrey, un giovane inglese di buona famiglia, incontra Lord Ruthven, un uomo di origini misteriose che si fa strada nella società londinese. Aubrey accompagna Ruthven a Roma, ma lo abbandona dopo che Ruthven seduce la figlia di una reciproca conoscenza. Aubrey si reca quindi in Grecia, dove incontra Ianthe, la figlia di un oste. Ianthe parla ad Aubrey delle leggende del vampiro. Poco dopo Ruthven arriva nei paesino greco e Ianthe viene uccisa da quello che sembra essere un vampiro. Aubrey non collega assolutamente Ruthven con l’omicidio e si unisce a lui per il seguito dei suoi viaggi. I due vengono attaccati dai banditi e, nello scontro, Ruthven viene ferito a morte. Prima di morire, Ruthven fa giurare a Aubrey che non menzionerà la sua morte o qualsiasi altra cosa che conosca su di lui per il periodo di un anno e un giorno. Aubrey torna a Londra e rimane stupito dall’incontrare Lord Ruthven, vivo e vegeto, sotto il nome di Conte di Marsden. Ruthven ricorda allora ad Aubrey del suo giuramento. È poco dopo quest’incontro che Ruthven conosce e fa la corte alla sorella di Aubrey mentre questi, impotente nel proteggere la sorella, cade in depressione, vittima di un esaurimento nervoso. La sorella di Aubrey e Lord Ruthven si fidanzano ufficialmente; la data delle nozze è fissata per il giorno in cui termina il giuramento. Poco prima di morire, Aubrey scrive una lettera alla sorella, rivelando il passato di Ruthven. La missiva però non arriva in tempo ed i due si sposano. Durante la prima notte di nozze, la sorella di Aubrey viene scoperta morta, prosciugata dal suo sangue. Ruthven è svanito nel nulla.