VANNO SEMPRE PIÙ IMPONENDOSI LE “VOCI DELL’INNOCENZA”
di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)
Anche quest’anno la “voce dell’innocenza” ha dato il suo contributo alla collettività. Dopo il monito dell’allora tredicenne Victoria Grant, che nel 1992 a Rio de Janeiro tenne una conferenza in occasione del primo summit sulla Terra, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle responsabilità dei grandi in fatto di diritti violati, nei confronti non solo dell’infanzia ma anche di tutte le generazioni, la quindicenne svedese Greta Thunberg ha partecipato alla Cop24, la ventiquattresima conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si è tenuta nei giorni scorsi a Katowice, in Polonia. La conferenza verteva sui criteri di misurazione delle emissioni di anidride carbonica, e sulle misure più efficaci da adottare per contrastare il cambiamento climatico sul Pianeta. Il suo intervento è avvenuto per certi versi (forse non a caso) con concomitanza con i fatti che stanno accadendo a Parigi, dove l’insurrezione dei cosiddetti “gilet gialli” contesta l’aumento delle accise sulla benzina, e nel contempo in Italia il governo continua litigare per uno sgravio fiscale a favore di chi intende acquistare auto elettriche, ed anche in concomitanza con l’imposizione di Trump il quale ribadiva che l’America avrebbe usato ogni fonte energetica disponibile per sostenere la sua crescita economica, in cui i governi di mezzo mondo (sviluppati e non) ribadivano che la lotta ai cambiamenti climatici sarebbe dovuta partire altrove… Ebbene, a queste prese di posizioni autoritaristiche, la giovane Victoria non ci sta e, volendo opporsi ai leader del Pianeta, ha preso parola al summit polacco con questo breve ma lapidario intervento, come riportato dai vari social network.
«Il mio nome è Greta Thunberg, ho quindici anni e vengo dalla Svezia. Molte persone dicono che la Svezia sia solo un piccolo Paese, e non importa quello che facciamo; ma io ho imparato che non sei mai troppo piccolo per fare la differenza. Parlate solo di crescita economica eterna e sostenibile perché avete troppa paura di essere impopolari… non siete abbastanza maturi per dire la verità. A noi bambini lasciate questo peso, ma a me non importa essere popolare. Mi importa della giustizia climatica e della vita del pianeta. La nostra civiltà viene sacrificata per dare a un numero molto ridotto di persone l’opportunità di continuare a fare enormi somme di denaro. La nostra biosfera viene sacrificata per far sì che le persone ricche in Paesi come il mio possano vivere nel lusso… sono le sofferenze dei molti a pagare per il lusso dei pochi. Nel 2078 festeggerò il settantacinquesimo compleanno, se avrò dei bambini probabilmente passerò quel giorno con loro, forse mi faranno domande su di voi; forse mi chiederanno come mai non avete fatto niente per quando c’era ancora il tempo di agire. Voi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma state rubando loro il futuro davanti agli occhi finchè non vi fermerete a focalizzre cosa deve essere fatto anzichè su cosa sia politicamente meglio fare, non c’è alcuna speranza. Non possiamo risolvere una crisi senza trattarla come tale. Noi dobbiamo lasciare i combustibili fossili sotto terra e dobbiamo focalizzarci sull’uguaglianza, e se le soluzioni all’interno del sistema sono così impossibili da trovare, forse dovremmo cambiare il sistema stesso. Voi non avete più scuse e noi abbiamo poco tempo. Noi siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no; il vero potere appartiene al popolo. Grazie».
Una esposizione con piglio da leader in quanto la giovanissima Greta, secondo il “Time”, è ormai conosciuta come la “Teenager più influente del mondo del 2018”. Benché affetta dalla sindrome di Asperger (un disturbo dello sviluppo che fa parte dei disturbi dello spettro autistico, un gruppo specifico di condizioni neurologiche caratterizzate da problemi del linguaggio e di comunicazione più o meno marcati, e da modalità ripetitive e restrittive del pensiero e del comportamento, ndr), ogni venerdì mattina si reca di fronte al Riksdag, il Parlamento svedese, e rimane lì con un cartello in mano su cui sta scritto “Skolstrejk för klimatet” (sciopero scolastico per il clima), supportata inizialmente solo dai genitori (madre cantante lirica e padre attore, ndr) e poi il suo impegno si è fatto più consistente e costantemente diffuso dai social network, coniando lo slogan “Friday for future” (Venerdì per il futuro). Questo attivismo, come riporta Hanna Franzen su TT News Agency, ha comportato che il primo ministro australiano Scott Morrison è dovuto intervenire ufficialmente perché la protesta era diventata virale, chiedendo agli studenti più impegno scolastico e meno attivismo. Lo stesso è accaduto, seppur in toni minori, in Germania, Olanda, Finlandia, e più in generale nei Paesi in cui è maggiore la sensibilità delle persone sui cambiamenti climatici. Senza farsi condizionare o intimorire Greta prosegue la sua “crociata” sostenendo che dovremmo essere più responsabili dei danni che abbiamo sinora creato, e che dovremmo arrabbiarci di più puntando il dito verso chi si oppone alla assunzione di responsabilità, verso quella politica che sta violando il patto generazionale su cui si regge ogni società organizzata. E qui ben si inserisce, a mio avviso, quanto sosteneva Albert Schweitzer (1875-1965): «Qualunque siano i diritti fondamentali degli uomini, si possono garantire pienamente soltanto in una società stabile e ben ordinata. In una società disordinata l’uomo, con il suo desiderio essenziale di vivere bene, spesso determina l’indebolimento dei suoi diritti fondamentali».