Veranu, la tecnologia che dal pavimento crea energia
La modernità ci ha abituati a scoperte sensazionali, eppure ancora tante innovazioni continuano – fortunatamente – a stupirci. È il caso della startup Veranu, che ha sviluppato un sistema in grado di convertire l’energia cinetica dei passi in energia elettrica. Come? Installando una particolare tecnologia sui pavimenti.
L’idea è di Alessio Calcagni che, nel 2012, l’ha sviluppata nella sua tesi di laurea specialistica in ingegneria elettronica dedicata ai sensori di pressione piezoelettrici, dimostrando ancora una volta che guardare le cose da una prospettiva insolita apre allo sguardo nuovi mondi. Il suo progetto – oggi sviluppato dall’impresa di cui è Chief Executive Officer (CEO o, per i non anglofili, Amministratore delegato) – si fonda, infatti, su un nuovo «modo di concepire il pavimento, non più visto come oggetto passivo, ma come strumento attivo in grado di generare energia pulita semplicemente camminandoci sopra».
Con quest’idea Veranu si è aggiudicata, lo scorso aprile, la prima edizione della Startup Battle, organizzata dal venture incubator Clhub, che le ha riconosciuto un premio di 15 mila euro e la possibilità di essere ubicata nella sua sede di Capoterra. Qui attualmente lavorano Alessio Calcagni e gli altri membri del team della startup: Simone Mastrogiacomo (Chief Operating Officer -COO), Giorgio Leoni (Chief Technical Officer – CTO), Giovanni Sanna (Chief Financial Officer – CFO) e Damiano Congedo (Chief Communications Officer – CCO). Da segnalate che l’ingresso dei due ultimi professionisti è stato possibile grazie a un ulteriore investimento del Clhub, pari ad altri 15 mila euro.
La mission di questo team è «sviluppare stili di vita sostenibili energeticamente nel rispetto dell’ambiente e con un’ottica diversa, partendo da noi stessi e dalle nostre azioni». Nello specifico, l’azienda persegue questo obiettivo proponendo l’installazione della tecnologia Veranu sui pavimenti esistenti, di qualunque tipo. Ciò può essere fatto senza necessità di rimuovere o sostituire il pavimento e senza deturparlo, perché si tratta di una tecnologia invisibile, per di più facile da installare e da manutenere. Il rispetto e la tutela dell’ambiente, inoltre, sono assicurati dall’inizio alla fine: Veranu utilizza materiali plastici totalmente riciclabili, produce energia elettrica pulita e abbatte le emissioni di CO2.
Per darvi un’idea dei risultati che è in grado di garantire, riportiamo un esempio tratto dalla sezione Vision del sito di Veranu (che con le tonalità del bianco e verde richiama perfettamente l’idea dell’energia verde e pulita che intende produrre): se si installasse questa tecnologia all’entrata del Colosseo, coprendo un corridoio lungo 20 m, calcolando un flusso ottimizzato di 7 milioni di visitatori l’anno e utilizzando un’illuminazione a strisce LED a basso consumo di potenza, l’energia prodotta dai passi consentirebbe di illuminare gli archi del Colosseo durante le ore notturne per un anno intero e di risparmiare 0,24 tonnellate di emissioni di CO2!
Non c’è bisogno di essere ingegneri per capire la portata di quest’innovazione, ma a un ingegnere – ovviamente Alessio Calcagni – abbiamo chiesto di darci qualche informazioni in più sul suo progetto.
Innanzitutto, Ing. Calcagni, perché la scelta del nome “Veranu”, ossia “primavera” nella variante barbaricina della lingua sarda?
«Abbiamo scelto il nome “Veranu”, primavera, con il significato di voler portare un’aria innovativa nel mercato imprenditoriale mondiale, proponendo stili di vita ecosostenibili e proprio come la primavera porta ad un risveglio della natura, così Veranu vuole incentivare “green” energy.»
Dalla teoria alla pratica: installando Veranu in un’abitazione, è possibile che i suoi abitanti, con il loro passeggiarvi sopra, producano una quantità di energia tale da essere autosufficienti e non dover, quindi, integrare con altre fonti l’approvvigionamento energetico della casa?
«In un’abitazione privata Veranu può dare il suo contributo alimentando dei percorsi luminosi verso alcuni locali, quale ad esempio il bagno, oppure può illuminare al passaggio il vialetto di accesso, riducendo così le spese dell’illuminazione esterna.
Tuttavia, il beneficio maggiore di Veranu è tangibile nei luoghi maggiormente affollati. Veranu, infatti, è una tecnologia che offre un vantaggio competitivo se installato in luoghi molto affollati come piazze, aeroporti, stazioni dei treni e uffici pubblici e privati.»
Ma la tecnologia che utilizzate presenta potenziali rischi per la sicurezza e la salute?
«Attualmente con il nostro primo prototipo abbiamo potuto constatare come sulla tecnologia Veranu non vi siano cause di rischio per sicurezza e salute. Dedicheremo tutto il nostro impegno per sviluppare la tecnologia a livello industriale in modo tale che mantenga e rispetti questa caratteristica.»
Ora una domanda, anzi, due a nome delle casalinghe e degli addetti alle pulizie: l’installazione di Veranu richiede particolari accorgimenti per la pulizia del pavimento? E, durante la pulizia, si produce più energia di quando semplicemente vi si cammina sopra?
«Per quanto riguarda la pulizia di Veranu, non occorre alcun accorgimento. Veranu, infatti, è una tecnologia che si integra nella pavimentazione tradizionale, la quale potrà essere lavata nel modo opportuno a seconda che sia moquette, linoleum o ceramica.
Per quanto riguarda, invece, l’energia prodotta durante la pulizia, questa è la stessa generata da un individuo che cammini sopra Veranu, visto che l’energia cinetica trasferita al pavimento è la medesima.»
Fin qui solo aspetti positivi; spesso, però, le innovazioni hanno lo svantaggio di essere costose: è anche il caso di Veranu?
«Stiamo lavorando per abbattere i costi di quello che sarà il prodotto finale, in modo da renderlo competitivo e accessibile ai clienti, attraverso le collaborazioni che abbiamo creato nel corso di questi due anni con aziende Partner di Veranu.»
Anche a Lei pongo l’immancabile domanda sul “Nemo propheta in patria”: finora in Sardegna il vostro progetto ha incontrato più entusiasti o più scettici?
«È difficile far comprendere le potenzialità di un progetto innovativo senza mostrarne le evidenze e un prodotto fisico per motivi brevettuali.
Sebbene siamo arrivati alle fasi finali in numerose competizioni nazionali ed internazionali, pur avendo ampi consensi dall’opinione pubblica, Veranu ha impiegato 4 anni prima di conquistare un premio, la vittoria alla Startup Battle organizzata dal Venture Incubator Clhub di Capoterra, ora nostro Partner, presso il quale siamo attualmente incubati e che ci sta permettendo di realizzare i punti che ci eravamo prefissi di raggiungere nel 2012.
Tuttavia, ancora oggi incontro scettici nel mio cammino ai quali non vedo l’ora di mostrare pubblicamente i traguardi che abbiamo raggiunto con Veranu.»
Negli ultimi anni si parla molto di startup e numerose sono le iniziative pubbliche e private che investono su di esse, tanto da aver l’impressione che si tratti quasi di una moda. Le pongo, quindi, un quesito un po’ provocatorio: posto che la crisi economica non è ancora un ricordo, secondo Lei, quante di queste nuove imprese sopravvivranno? E cosa pensa possa farvi rientrare tra quelle che ce la faranno?
«Purtroppo, come ha detto Lei, fare startup è diventata una moda. Il problema principale che sta alla base è la mancanza di un progetto innovativo e che sia capace di cambiare lo stile di vita delle persone e ancor di più la mancanza di un team fatto di professionalità che nell’insieme si integrano come i pezzi di un puzzle. Molti si improvvisano startupper con un’idea embrionale che potrebbe essere innovativa, ma non sono capaci di vedere e andare oltre. Il vero startupper è chi sa sviluppare la propria idea, si circonda di un team di professionalità fidate e competenti, ed è capace di dedicare tutto il tempo che ha a disposizione per vederla “esplodere”.
Credo quindi che le startup che possano continuare nel loro percorso saranno soltanto quelle che hanno un solido team. Parlare di numeri in questo contesto, per quanto io sia un ingegnere, è un concetto troppo statistico.
Io credo che Veranu sia un progetto innovativo che ancora non è “esploso” del tutto, ma che già da adesso sta mostrando tutta la sua innovatività: sono numerose le persone che ormai si sono fatte influenzare dalla nostra “filosofia” e che cominciano a comprendere come i passi che facciamo ogni giorno per andare a lavoro possano dare un contributo alla società per creare stili di vita ecosostenibili. Se dovessi considerare questo primo traguardo, potrei dirLe che Veranu sta già creando quel cambiamento sociale che lo rende un’idea prima e un progetto poi innovativo.»
Un’ultima considerazione prima di salutarLa e ringraziarLa. Le energie alternative tardano a farsi largo in Italia: vi sarete fatti un’idea del perché, immagino…
«Se dovessimo confrontare l’Italia con altri Paesi dell’Unione Europea, quali la Germania o l’Olanda, dove si sta portando avanti una vera e propria rivoluzione sociale per la riduzione e successiva eliminazione delle fonti energetiche fossili, posso notare come il nostro Paese sia un po’ nelle retrovie per quanto riguarda l’innovazione nel campo delle rinnovabili. Tuttavia, se consideriamo tutti i progetti che sono nati negli ultimi cinque anni e che come il nostro mirano a realizzare un prodotto che sfrutta fonti energetiche alternative, posso ritenermi soddisfatto dei numeri.
Oggi i Paesi del Nord Europa guidano e spingono verso la green energy perché hanno capito e investito anni addietro su questo settore, ma in Italia le nuove generazioni stanno portando alla vita numerose idee “energifere” che nel futuro immediato faranno del nostro Paese un fiore all’occhiello per l’impegno sulle rinnovabili. Cito a titolo di esempio alcuni progetti, oltre Veranu, che ho avuto il piacere di conoscere all’evento Edison Start nel 2014 a cui abbiamo partecipato, come la traversa ferroviaria energetica Greenrail di Giovanni Maria De Lisi e il sistema per ricavare energia dalle onde SHOWED – Short Wave Electric Device di Manlio Boito. L’innovazione sulle rinnovabili è quindi in continua evoluzione in Italia, e nei prossimi anni mi aspetto di vederne i risultati.»