Vincenzo Russo, un poliomielitico che si è imposto al destino

Vincenzo Russo seduto con un libro in mano

Un esempio di vita tra intraprendenza e determinazione per superare le barriere dell’handicap e andare oltre i confini delle distanze e della sofferenza.


di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

copertina del libro "Se il destino è contro di me. Peggio per il destino" di Vincenzo RussoSono trascorsi alcuni anni (dal 2009) da quando Vincenzo Russo ha dato alle stampe “Se il destino è contro di me. Peggio per il destino” (Ed. Mursia, pagg. 161, € 12,00), e ancora oggi l’autore fa parlare di sé. Sin dall’età di tre anni, poliomielitico, ex allievo di Don Carlo Gnocchi, Russo (classe 1950) è uno dei “simboli-significato” della sofferenza fisica e psicologica. E con essi l’incoraggiamento ad affrontare la vita con ottimismo e determinazione, anche quando lo sconforto sembra prevalere… Con questa pubblicazione (che peraltro ha avuto moltissime recensioni) l’autore ha voluto non solo rendere pubblica la sua esperienza ma, a mio avviso, anche esprimere riconoscenza a quanti lo hanno accudito ed aiutato a crescere. Una biografia “sui generis”, raccontata attraverso lunghe lettere rivolte in particolare al fratello Claudio (morto di Aids), coinvolgendolo in appassionate e “libere” confidenze dove ogni pensiero e gesto richiamano il valore della vita. L’infanzia e la giovinezza di Vincenzo vissute nei vari collegi di Don Carlo, rappresentano le prime e più importanti stagioni della sua vita, anno dopo anno tra studi e pensieri per trovare la strada migliore del suo futuro. L’amore per la sua famiglia lo accompagna in tutte le pagine esprimendo sentimenti di rispetto e considerazione, dove la nostalgia talvolta è tradita dall’emozione per poi riprendersi con vigore al pensiero di aver superato ogni ostacolo sino al raggiungimento della sua meta. Oggi, fatto uomo, non solo anagraficamente, Vincenzo è Persona con un futuro ormai consolidato, dimentico della infermità causata dalla poliomielite, che ha saputo ma ancor più voluto riscattare (anche senza avere alcuna colpa) quel diritto che si chiama dignità, nel nome proprio, dei suoi cari e soprattutto di don Carlo Gnocchi. Laureato in Scienze Politiche, è stato prima direttore di un Centro socio-educativo e poi di una Comunità alloggio per minori nel comune di Sesto San Giovanni, oltre che docente universitario a contratto del corso di Educazione professionale dell’Università degli Studi di Milano con sede alla Fondazione Don Gnocchi.

Vincenzo Russo seduto con un libro in manoNon pago di tutto ciò ha voluto affrontare una ulteriore “sfida”, ispirato anche dal film “Il cammino di Santiago”, con il prepotente desiderio di conoscere gente, sentirne i gusti, le voci e i respiri che sui sentieri di quel cammino hanno lasciato lembi d’anima che germogliano ininterrottamente il senso intimo del loro percorso. Ed è così che il 17 luglio scorso, a 64 anni, ha intrapreso il lungo viaggio partendo da Saint Jean Pied de Port (versante francese dei Pirenei) alla volta di Santiago di Compostela (in Spagna); 800 chilometri con la sua sedia a rotelle versione motorizzata, dove è arrivato in solitudine e con la sola compagnia di una reliquia di don Gnocchi. «Ho studiato il percorso – aveva spiegato alla partenza – grazie ai consigli di chi l’ha già affrontato in sedia a rotelle, dotandomi comunque di un modello (C2000) adatto alla tipologia di strade e sentieri, e messo a disposizione dalla Otto Bock di Budrio». Un viaggio impegnativo ma supportato dal conforto di avere vicino don Carlo, continuando a sentire la sua voce che sempre lo sorprende…, memore di quando ancora bambino si vide accolto nei suoi istituti con amore paterno. L’impresa di questo cammino, per certi versi ardito “raid vocazionale”, si è concluso il 17 agosto. La reliquia è stata accolta a Compostela con una funzione religiosa nella cattedrale dedicata a San Giacomo, apostolo e martire, che è stata poi collocata definitivamente all’Hospital San Nicolas di Puente Fitero, gestito dalla Confraternita di San Jacopo di Compostela, luogo di passaggio e di ospitalità per migliaia di pellegrini che affrontano questo pellegrinaggio sin dal Medioevo. La sua fede e la sua maturata esperienza, come pure il suo ottimismo, trovano riscontro in quanto ha affermato in un suo recente articolo pubblicato sul periodico Missione Uomo, della Fondazione Don Carlo Gnocchi – Onlus: «Gli esseri umani costruiscono la propria dignità attraverso la conoscenza dei loro limiti e il coraggio di comprenderli, così da volgere, comunque, lo sguardo al di là dei confini di quegli stessi limiti dove, sempre, si celano possibilità imprevedibili».

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