“Viscere della libertà”: Il “Romanzo Scomodo” di Domenico Romeo
Cari lettori amanti di letteratura e cultura, oggi sono lieta di farvi conoscere un’opera a mio parere molto interessante e innovativa. Sto parlando di Viscere della libertà, saggio di Domenico Romeo maresciallo della Gdf , che si occupa di ricerca scientifico-criminologica presso l’International Crime analysys Association di Roma (in seguito alla specializzazione in Criminologia applicata e psicologia giuridica presso la Sapienza, dopo la laurea in Scienze Politiche). Il romanzo dello scrittore Reggino è incentrato sulle ideologie del crimine: si tratta di un coinvolgente intreccio di amore ideologico e odio religioso tra una giovane pittrice italiana che si arruola nelle file dell’integralismo islamico abbracciando la causa antisionista ed un uomo dei servizi segreti italiani di origini ebraiche. Il libro è già stato presentato in calabria diverse volte ed in città diverse, ma l’autore è stato anche ospite di tv private locali per rendere noto, inoltre, il riconoscimento internazionale che ha avuto il saggio al premio letterario Mondolibro. Sono in previsione, inoltre, presentazioni del libro in diverse città, tra le quali Roma, a fine Febbraio, e Bagheria (Pa), a fine gennaio, dove tra i relatori sarà presente la dott. Giusy La Piana.
Vi presentiamo questo libro e il suo bravissimo scrittore proprio in questo periodo natalizio per rafforzare l’idea che l’amore può superare ogni ostacolo, anche delle diversità estreme sia politiche, razziali e culturali. Quest’opera è già stata definita un romanzo scomodo e che farà discutere. Noi abbiamo incontrato l’autore per chiedere il suo parere.
- Domenico, il suo romanzo è stato definito uno psico-thriller ideologico. Da autore come definirebbe questa denominazione?
“Innanzitutto colgo l’occasione per ringraziare lei e la sua testata per questa bella chiacchierata che stiamo facendo riguardo al mio romanzo Le Viscere Della Libertà. Per rispondere a questa domanda, dico sinceramente che l’appellativo di psico-thriller ideologico non me l’aspettavo anche se rispecchia in effetti gli aspetti del romanzo. Sotto molti ambiti è un thriller farcito da servizi segreti in dimamiche che vanno dall’ Europa al Medio Oriente condensato di quell’ aspetto psicologico che è rappresentato dall’elemento ideologico dei personaggi: islamismo, anti-islamismo, sionismo ed anti-sionismo, crimine ed idea si fondono in un tuttuno confondendosi fra gli inquietanti profili psicologici dei personaggi.”
- Ci parli un po’ della sua protagonista: un’artista che si reca in campi di addestramento kamikaze. Da dove nasce l’idea di questo personaggio?
“ La protagonista, Gioela, è una donna innanzitutto e la figura della donna-madre e della donna-figlia nel rapporto con il padre, personaggio dei servizi italiani, ha una chiave centrale in tutto il romanzo. La donna, intesa come generatrice del mondo, è invece incarnata da Gioela come la liberatrice di una terra, quella della Palestina o Israele dipende dai punti vista. Un’estremizzazione di tali gesti nel desiderio di libertà generata dalla profonda sobillazione interiore, al punto tale da ricercare l’infibulazione prima ed il sacrificio umano dopo. Questo personaggio nasce appunto dalla tinteggiatura specifica del suo profilo psicologico che gioca un ruolo centrale, dalla quale si snocciolano altri personaggi con relativi profili psicologici che non sono mai disgiunti dalla costante ideologica. Non è nemmeno un caso che il romanzo sia dedicato a Neda, giovane donna iraniana, trucidata nella capitale iraniana durante una manifestazione per la salvaguardia dei diritti. Per i cecchini al soldo del regime, era una terrorista, ma sappiamo tutti che era una donna coraggiosa che mostrava a volto scoperto innanzi al regime, le aspirazioni dell’amore verso la libertà. Questo evidenzia le varie percezioni diverse che possono esserci sul crimine ideologico ed suoi aspetti.”
- Nel suo libro si parla di diverse interpretazioni dell’ideologia del crimine. Ma il crimine può essere davvero definito un’ideologia?
“Il tema centrale del romanzo si apre proprio in tale ambito, quando entrano in gioco le intelligence iraniane con i profili nucleari da tutelare nello scacchiere mediorientale, da cui derivano disquisizioni sulle ideologie del crimine o del male. Il romanzo, non ha una funzione di dare risposte, ma per l’appunto di fare aprire spiragli di domande al lettore,dopo che ha gustato i varie aspetti psico-ideologici marcati dei personaggi. La domanda suprema che vuole porre al lettore il romanzo è questa: sono le ideologie che nascono criminali dal momento della sua esistenza, o è la mente dell’uomo a deviare il percorso naturale di un’idea al punto tale da renderla afferente al crimine ? “
- Dietro quest’immagine romanzesca del libro ci sono dei documenti reali di rara importanza nell’ottica dell’investigazione storico-criminale. Tutto nasce quindi dal suo lavoro di ricercatore forense per la scienza criminologica?
“ I documenti presenti in seno al romanzo, sono I Protocolli dei Savi Anziani di Sion, un falso prodotto dalla polizia zarista, il Rapporto Leuchter, un rapporto stilato da biologi forensi al servizio di contesti ideologici protesi a sminuire l’utilizzo delle camere a gas naziste mediante accortezze scientifiche, nonché documenti Onu e religiosi. Il tutto viene posto come intermezzo alle narrazioni dei personaggi e la ratio sottesa della presenza di tali documenti è custodito nella rappresentazione di come le intelligence possano essere un collante strumentale tale da orientare le psicologie di massa. Il mio ruolo di operatore forense per la ricerca scientico-criminologica di sicuro ha avvalorato questa passione certa per la ricerca e per gli aspetti controversi psicologici evidenziati.”
- Servizi segreti e integralismo islamico: binomio possibile in amore?
“Mah, in amore tutto è possibile, non a caso in questo romanzo la protagonista vive il suo integralismo islamico pienamente, non riconoscendosi come integralista ma come liberatrice. L’uomo che le sta accanto, un uomo dei servizi di origine ebraiche, vive anch’esso una forma di difesa inconsapevole del suo sionismo, cercando di affiancarsi alla protagonista. Un odio-amore continuo alla ricerca di documementi e luoghi di verità, un binomio, un gioco di estremi in effetti se non impossibile, molto difficoltoso da portare avanti.”
- Qual è il ruolo di Giovanni Paolo II in questo suo lavoro?
“ I personaggi, soggetti aderenti a vari contesti delle intelligence europee e mediorientali, si imbattono nel concetto di ideologie del male ed in questo caso trovano davanti a loro la figura di Papa Woitila. Una figura inscindibile da questo concetto, per la semplice ragione per cui fu lo stesso Papa Woitila, che in un enciclica parlò delle cosidette ideologie del male, assegnando al crimine ideologico, una tempistica ben precisa: la famosa tempistica del male la cui risposta era incentrata nella dogmistica apparentemente irrazionale. In effetti, voglio precisare, Papa Woitila fu realmente attenzionato dalle intelligence, quindi un ruolo che nel romanzo non si discosta tanto dalla realtà dei tempi”
- Crede anche lei, come dicono in molti che il suo libro sia un vero caso letterario scomodo a parecchie verità artefatte di oggi?
“Questo romanzo ha sopreso tanto, lo confesso, al punto tale da ricevere anche con mia sorpresa, un riconoscimento Internazionale al Premio Internazionale Letterario Mondolibro 2010. Ripeto che non è un romanzo che assegna risposte, ma che, in linguaggio tecnico, funge da ‘profile’, da fotografia agli scenari psico- ideologici. Non stabilisce chi ha ragione e chi torto, ma lampi utili alla riflessione ed all’approfondimento dei questiti da porsi, naturalmente avversi ad ogni verità comoda o costruite al fine di orientare le masse inconsapevolmente portate ad essere reali protagonisti dell’etica criminale di un idea.”
Giusy Chiello
Redattrice -giusy.chiello@ilmiogiornale.org