In visita all’Istituto zooprofilattico di Torino

logo dell'Istituto zooprofilattico di Torino

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

facciata dell'Istituto zooprofilattico di TorinoTra le attività scientifiche dell’area subalpina dedite alla tutela della salute umana è ormai ultrasecolare l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta (IZSPLV) che ha sede a Torino in via Bologna 148 ed è diretto dalla dott.ssa Maria Caramelli. É un Istituto pubblico che, dal 1913, ha il compito di fornire servizi tecnico-scientifici a livello regionale e nazionale, in particolare per quanto riguarda la sanità e il benessere animale, l’igiene e la sicurezza alimentare. Operativo nelle tre Regioni (PLV) ha sezioni dislocate nelle diverse province. L’Area Sanità animale comprende la sorveglianza e il controllo della salute e del benessere animale, come pure il controllo delle zoonosi (malattie trasmesse dagli animali all’uomo); l’Area relativa alla sicurezza alimentare implica l’igiene e salubrità degli alimenti, il controllo delle tossinfezioni alimentari e il controllo delle frodi in campo alimentare. Inoltre, l’attività si estende all’analisi statistica dei rischi, alla ricerca e alla formazione. Le utenze sono i Servizi veterinari delle Asl competenti, i Servizi SIAN (Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione) delle Asl, i NAS (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità), i PIF (Posti di Ispezione Frontalieri) e UVAC (Uffici Veterinari per gli Adempimenti Comunitari). L’IZSPLV è tra le realtà con il più alto tasso di occupazione femminile: dei 444 dipendenti il 72% è donna (veterinarie, biologhe, chimiche, tecniche di laboratorio, informatiche, statistiche e amministrative). Ed é pure l’unico fra i 10 Istituti Zooprofilattici italiani ad avere un direttore generale donna. Tra gli ultimi incarichi a questa “squadra” di esperti è stato dato quello di vigilare sulla salubrità dei 48 mila pasti serviti ogni giorno nelle mense scolastiche di Torino, e il controllo della diffusione del virus Zika e degli altri Flavivirus nelle zanzare. Il virus Zika è stato scoperto in una scimmia Rhesus, nel 1947 nella foresta di Zika in Uganda. Viene trasmesso dalle zanzare del genere Aedes, le stesse che trasmettono la febbre gialla e della dengue. Dapprima diffuso in Africa e in Asia, si è spinto recentemente in America Latina ed è causa di gravi patologie fetali come la microcefalia, e la situazione è talmente preoccupante che il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) ha pubblicato linee guida  per la valutazione e la diagnosi dei neonati con possibile infezione congenita da Zika, sconsigliando le donne in gravidanza di recarsi nelle aree del Sud America in cui è attualmente in corso l’epidemia. «Per intensificare la sorveglianza e individuare precocemente l’introduzione di specie esotiche di zanzara e/o patogeni esotici – si rileva da una nota dell’IZSPLV – durante l’estate del 2016, grazie a specifici progetti di ricerca, verranno monitorati attivamente altri siti a maggior rischio, quali ditte che si occupano di commercio e deposito di pneumatici usati e vivai. Il nostro Istituto coordina inoltre il network operativo sanitario regionale, sostenuto dalla Compagnia di San Paolo in collaborazione con l’ospedale Amedeo di Savoia (Asl To/2), il SEREMI (ASl/Al), l’IPLA e la Facoltà di Medicina Veterinaria di Torino. La stretta collaborazione ha permesso, lo scorso anno, di intercettare in Piemonte, analizzando più di 20 mila zanzare, il West Nile Virus, un altro Flavivirus della stessa famiglia di Zika».

Il Piemonte inoltre ha recentemente ottenuto con decisione della Commissione Europea il riconoscimento della qualifica di area ufficialmente indenne per tubercolosi bovina. L’Istituto in questi anni ha affiancato la Regione Piemonte nella realizzazione di un piano straordinario di eradicazione di questa grave malattia che ha flagellato in passato molti allevamenti. Dal 2002 ad oggi, nei laboratori diagnostici dell’Istituto sono stati effettuati più di 100 mila “gamma interferon test”, un esame di laboratorio molto sensibile in grado di svelare precocemente gli animali infetti presenti in un focolaio e che per primi in Italia é stato utilizzato ed ottimizzato. Si stima che il 3-4% della tubercolosi umana sia causata da Mycobacterium bovis, micobatterio tipico del bovino, ma che può colpire altri animali e l’uomo causando in quest’ultimo una malattia polmonare ma anche extrapolmonare. Maggiormente a rischio sono le persone che vivono in zone extraurbane e gli “addetti ai lavori” (veterinari, macellatori, addetti zoo) ma anche soggetti immunocompromessi (HIV). L’uomo può infettarsi per contatto diretto con animali infetti (in allevamento e nei mattatoi) o attraverso l’ingestione di prodotti lattiero caseari ottenuti da latte non trattato termicamente. Nell’Unione Europea, la tubercolosi umana causata da M. bovis è un’infezione rara, con 145 casi nel 2014 e un tasso di incidenza di 003 casi/100.000 abitanti. Le grandi emergenze hanno riguardato la Blue Tongue (2012), una malattia infettiva, non contagiosa, dei ruminanti trasmessa dagli insetti vettori, controllando 543 aziende per 25.474 esami; inoltre i controlli hanno incluso l’Epatite A nei frutti di bosco: 74 casi di A nelle tre Regioni nei primi 7 mesi del 2013; il cesio nei cinghiali con 750 controlli; casi gravi di infezione da E. Coli in Piemonte dal 2008 al 2013 (Escherichia Coli sono batteri che si trovano nell’ambiente, alimento e intestino di persone e animali, ndr). Altre emergenze sono state le Biotossine algali nelle cozze: oltre 300 ricoverati in Piemonte.

logo dell'Istituto zooprofilattico di TorinoSono quindi molteplici le attività all’interno di questo Istituto per la sicurezza alimentare che implica i controlli per garantire l’integrità e la salubrità degli alimenti sia dal punto di vista microbiologico che chimico. «Personalmente – spiega Maria Cesarina Abete, responsabile della S.C. Controllo Chimico e Ambientale connesso al C.R.eAA – mi occupo della ricerca di sostanze chimiche che, per motivi diversi, possono residuare negli alimenti. Il controllo riguarda i contaminanti, che si possono trovare negli alimenti, e sostanze come gli anabolizzanti (il cui utilizzo in Italia non è consentito, ndr) che vengono utilizzate negli allevamenti per aumentare le performance degli animali. I piani di controllo sono previsti per tutte le filiere: bovina, avicola, etc.». Sotto l’aspetto pratico in questo ambito pervengono campioni di tipologie differenti di alimenti di origine animale e vegetale, ricercando in questi le diverse sostanze come contaminanti, additivi, anabolizzanti, etc. «Nei prodotti vegetali – precisa Abete – si ricercano i contaminanti intesi come tutta la categoria dei fitosanitari (pesticidi, diserbanti, etc.), ma anche i metalli pesanti che come è noto permangono nell’ambiente per molto tempo, e che vengono assorbiti dal terreno come ad esempio il piombo, il cadmio, i nitriti». Un’altra S.C. si chiama Controllo Alimenti e Igiene delle Produzioni (diretta dalla dott.ssa Lucia Decastelli) e comprende tre laboratori: Controllo Alimenti, Centro Latte e la Batteriologia Specializzata. In questi si eseguono analisi microbiologiche su campioni prelevati diversi organi di controllo (ASL, NAS, UVAC, USMAF, etc.) nell’ambito dei piani di controllo programmati, di piani di monitoraggio o in situazioni di emergenza (tossoinfezioni alimentari, allerte comunitarie). «Eseguiamo analisi per la ricerca di agenti patogeni e batteri indicatori di igiene, di allergeni, di virus e tossine responsabili di tossinfezioni alimentari – spiega la veterinaria Silvia Gallina –, e il nostro laboratorio è di riferimento nazionale per gli stafilococchi e in questo ambito coordina l’attività dei 10 Istituti Zooprofilattici italiani; é inoltre laboratorio di riferimento regionale per la tipizzazione di salmonella e, ricevendo i ceppi isolati presso i laboratori ospedalieri da pazienti umani, è in grado di confrontarli con quelli isolati dagli alimenti. L’attività si estende al controllo degli allergeni presenti negli alimenti al fine di tutelare i consumatori allergici e intolleranti». Per quanto riguarda il laboratorio Centro Latte (referente la dott.ssa Monica Gramaglia), qui si fanno analisi sul latte prelevato dai Servizi veterinari ai sensi delle normative vigenti per verificare sia le caratteristiche igieniche che quelle, ad esempio, per i latte “alta qualità”. Quella sugli alimenti rappresenta una cospicua attività che, nel 2015, ha comportato circa 90 mila analisi effettuate dai tre laboratori della Struttura.

 

 

Intervista alla Dott.ssa Maria Caramelli

Maria CaramelliDottoressa Caramelli, da quanto tempo dirige questo Istituto?

“Dal 2010 sono direttore sanitario, e dal 2012 direttore generale (facente funzione) ma insediata a pieno titolo solo dal gennaio 2016 con nomina dell’attuale presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. Abbiamo una governance di nomina politica, una competenza scientifica su tre Regioni, supportati a livello centrale dal punto di vista economico-finanziario, e siamo un Organo del Ministero della Salute e quindi inseriti come Ente Sanitario di Diritto Pubblico vigilato dal Ministero”

Dei molteplici controlli,  può fare qualche esempio recente?

“Come Istituto Zooprofilattico gli esempi sono infiniti. Non ultimo riguarda la recente epidemia del virus Zika (che si sospetta abbia causato centinaia di casi di microcefalia in Brasile), per la quale abbiamo la competenza per le analisi dei Flavivirus. I Flavivirus hanno come veicolo le zanzare e possono infettare alcune specie di animali sino all’uomo. Questi controlli, oltre che sugli animali in genere, li facciamo anche sulle zanzare per vedere se sul nostro territorio ve ne sono di tipo esotico, per cui abbiamo messo delle “trappole” in punti di maggior affluenza (porti, aeroporti, frontiere, etc.) attivando nel contempo un adeguato monitoraggio”

La globalizzazione degli alimenti è ormai una “sfida” quotidiana, tanto da costituire  un problema per la sicurezza alimentare. Qual è la sua riflessione in merito?

“Globalizzazione degli alimenti significa globalizzazione dei rischi, ormai quotidiani, a cominciare dal cibo che arriva sulle nostre tavole, quasi tutto composto da materie di provenienze lontane, e quindi sottoposto a molteplici “passaggi” prima di essere consumato. Considerando anche il fatto che noi siamo un Paese fortemente importatore di materie prime alimentari”

L’opinione pubblica, in sostanza, di cosa si dovrebbe preoccupare?

“Il nostro Paese è uno dei più sicuri dal punto di vista della quantità dell’approfondimento dei controlli, a cura dei molti Enti preposti. La sorveglianza degli alimenti è organizzata dalla Commissione Europea che dà le opportune indicazioni agli Stati membri, e nel nostro Paese attraverso i Servizi Veterinari e gli Istituti Zooprofilattici. Ogni Paese può fare più del dovuto e l’Italia a riguardo, per esempio, controlla più del 40% dei campionamenti richiesti per quanto riguarda I contaminanti chimici”

Il vostro Istituto che tipo di rapporti ha con i Nas?

“La collaborazione è costante, quasi quotidiana per le analisi, oltre alla stesura in comune dei piani di campionamento”

Etica e legalità è sempre un binomio “vincente” per la sicurezza alimentare?

“Certamente, perché ricorrere a circuiti illegali e clandestini può mettere a repentaglio la nostra salute e, un rischio da non sottovalutare è, ad esempio, la vendita di cibo online, molto ricorrente soprattutto di materie prime scadenti o provenienti da Paesi asiatici”

A questo riguardo quanto è informata la popolazione?

“Bisogna informare di più. La popolazione è in crescita (anche per via dei “nuovi italiani”) e non è totalmente raggiunta da una cultura di sicurezza alimentare… Si cerca di incrementare l’informazione con incontri pubblici e varie pubblicazioni, come la recente   guida pratica all’acquisto consapevole del pesce. Oltre al trimestrale di informazione IzstoInforma, è consultabile il nostro sito web: www.izsto.it, e possiamo essere seguiti anche su facebook: www.facebook.com/izsto

 

La foto della dott.ssa Caramelli è di Ernesto Bodini

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