In visita all’ospedale Martini di Torino
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Nella Struttura Complessa di Odontostomatologia dell’ospedale Martini di Torino, di consolidata appropriatezza ed efficienza, dal 2006 ad oggi sono stati effettuati 236 interventi di chirurgia orale in sala operatoria e cure di parodontologia in pazienti disabili non collaboranti in regime di day surgery; per quanto riguarda l’organizzazione dell’ambulatorio dedicato, a tutt’oggi sono stati visitati 523 pazienti a cui sono state erogate 2.440 prestazioni di chirurgia estrattiva, parodontologia, implantoprotesi e cure conservative con particolare attenzione e sensibilizzazione alla prevenzione.
Parlare di un deficit psicologico e/o psicofisico implica sempre non solo competenza ma anche una particolare attenzione, ancorché le persone che ne sono colpite necessitano cure mediche “personalizzate” come quelle odontoiatriche e/o odontostomatologiche, con un certo impegno e dedizione soprattutto quando sono poco collaboranti… È il caso di pazienti affetti da autismo che in non pochi casi ricorrono al medico dentista come altri pazienti, ma con l’esigenza di essere accolti sulla poltrona dello specialista, sia per una prima visita che per i successivi trattamenti e controlli, nel modo più empatico possibile. Ma quali le ragioni di così tanta attenzione? È necessario ricordare che per autismo si intende una condizione di chiusura in sè stessi, ossia una patologia che l’Oms definisce un “disturbo generalizzato dello sviluppo” a componente essenzialmente neurologica, ossia un disordine neuroevolutivo secondario ad alterato sviluppo del cervello. Una popolazione che è sempre più in crescendo e che nella maggior parte dei soggetti richiedono più attenzione sulla loro condizione del cavo orale, al fine di prevenire disturbi o anomalie dello stesso e nella fattispecie tutto ciò che riguarda la dentizione. Nella S.C. di Odontostomatologia dell’ospedale Martini, diretta dal dott. Maurizio Giordano questi pazienti vengono seguiti con le stesse attenzioni e “priorità” di altri pazienti disabili (con bisogni speciali e non), sempre accompagnati dai familiari o da un tutore. Provengono dalla città e dalla periferia, e solitamente su prenotazione vengono visitati e curati in ambulatorio un giorno alla settimana. Giovedì 9 novembre ho potuto seguire le visite di alcuni pazienti. La prima è una di 36 anni che per convenzione (come anche gli altri pazienti) chiamerò Anna, accompagnata da un genitore per essere sottoposta ad un trattamento di detartrasi; serena e collaborativa senza lasciar trasparire particolare tensione, ha dimostrato di aver fiducia nei medici Rodolfo Tealdi e Mario Fiorellino non solo perché da loro conosciuta, ma probabilmente anche per il suo “status” psicologico tale da favorire una maggior empatia… Una prima cura e un primo approccio positivi, ma che richiede un controllo tra circa sei mesi. Il secondo paziente è un bambino di 10 anni, che chiamerò Francesco, con una evidente instabilità emotiva, accompagnato dalla madre e da una parente la cui presenza in realtà è stata più un “condizionamento” quasi iper-protettivo; tuttavia, il piccolo paziente è stato visitato dai due odontoiatri che, con pazienza, hanno potuto fare una valutazione globale rilevando la necessità dell’estrazione di un dente e intervenire nel tempo con altri trattamenti correttivi e di bonifica del cavo orale.
Attento e per certi aspetti riflessivo ma un po’ sospettoso, non ha voluto farsi estrarre il dente compromesso, pur avendo (apparentemente) compreso l’importanza di tale indicazione, come pure quella di un maggior approfondimento con l’intesa, però, di sottoporsi a successivi controlli e all’estrazione di quel piccolo dente… che ha voluto tenere ancora conservato! Il terzo paziente (Fabrizio) è un adolescente di circa 13 anni, accompagnato dal padre e dalla nonna, che ha accettato senza problemi di adagiarsi sulla poltrona e farsi visitare, visita che ha rilevato una situazione generale della dentizione un po’ compromessa, per la quale il dott. Tealdi ha prescritto una panoramica dentaria per avere una visione più estesa e completa e stabilire un più preciso piano terapeutico. Anche questo paziente è stato comunque collaborativo non solo per la presenza rassicurante del padre ma forse anche perché non c’é stato bisogno (al momento) di intervenire ulteriormente all’interno del cavo orale. Ultima paziente una donna di 31 anni (Maria Grazia), accompagnata dai genitori, particolarmente seguita con molta dedizione (non certo oppressiva), probabilmente perché uno dei due è medico. È apparsa serena e tranquilla facendosi adagiare sulla poltrona, ma “inevitabilmente”, come avviene in alcuni casi, si è fatta tenere per mano dal padre. È stata una visita periodica di controllo, piuttosto rassicurante per il fatto che la sua igiene orale non appariva particolarmente compromessa, ma comunque da rivedere nei prossimi mesi.
Questa mia esperienza di “ospite-osservatore” si è ripetuta giovedì 16 novembre. Nel box-ambulatorio n. 8 è stata accolta una donna di 87 anni (in regime di ricovero), sottoposta ad estrazione di un dente che le ha procurato un serio ascesso mandibolare. Si è fatta medicare senza manifestare un minimo segno di disagio o di sofferenza e, accompagnata dai famigliari, è stata poi riportata in reparto. Nella giornata odierna per questi pazienti prenotati il dott. Tealdi era il solo operatore, coadiuvato dall’infermiera Isabella Bongiovanni, che hanno fatto entrare una paziente (Cristina) di 25 anni, proveniente da una comunità per disabili, affetta da ritardo mentale e non udente, accompagnata da una operatrice della struttura. Da tempo è seguita dall’ambulatorio di questo ospedale, è stata sottoposta ad un trattamento di detartrasi, durante il quale il dott. Tealdi le ha spiegato che deve avere più cura e igiene dei suoi denti e del cavo orale, usando il più possibile lo spazzolino; spiegazione facilmente recepita con l’aiuto della accompagnatrice della Comunità che traduceva con il linguaggio della mimica facciale e dei segni. Terminata la cura, si è congedata con un sorriso e per saluto con un tocco di mano agli operatori… Accompagnata dalla madre, è stata poi accolta in poltrona un’altra 25enne (Francesca) affetta dalla sindrome di Down, per essere sottoposta alla estrazione della radice di un dente, preceduta dal dialogo del medico e dell’infermiera per tranquillizzarla infondendole la massima fiducia…
Effetti psico-terapeutici che si sono resi utili tanto da evitarle l’anestesia ed ottenere la massima collaborazione. Ultimo paziente il giovane Francesco della settimana scorsa, sempre accompagnato dal padre e dalla nonna. Anche questa volta il medico gli ha ricordato la necessità di asportare il “solito” dente cariato e la necessità di fare l’anestesia, ma il paziente ancora una volta ha rifiutato tale indicazione. Non volendo desistere il dott. Tealdi e l’infermiera Bongiovanni lo hanno convinto a sottoporsi ad una prima fase di pulizia dei denti più “compromessi” e, seppur titubante Francesco ha accettato di farsi trattare. Al termine il medico gli ha ricordato, con ripetute spiegazioni pratiche, che al prossimo appuntamento si dovrà procedere alla ormai scontata estrazione di quel dente che il paziente era restio a farsi togliere… «Casi come questi – spiega il dott. Tealdi – richiedono molta comprensione e capacità comunicativa per conquistare la loro fiducia, un accorgimento psico-dinamico per evitare di compromettere l’approccio terapeutico. È certamente utile il sostegno-collaborativo della presenza di un familiare o di una persona che conosce bene il paziente, ma è altrettanto importante che l’accompagnatore (familiare o chiunque altro) non assuma un atteggiamento di eccessiva apprensione e di iperprotezione, perché in questo caso il paziente non faciliterebbe l’operatività dell’operatore sanitario». Si sono concluse così due mezze mattinate in un ambulatorio odontostanatologico all’ospedale Martini, dove l’attenzione per i pazienti in genere e per le persone disabili con particolari esigenze, è caratterizzata da professionalità e massima attenzione proprio perché questi pazienti “speciali”, soprattutto se affetti da autismo, appartengono a quel mondo muto la cui comprensione e l’affetto si fanno linguaggio… e anche l’odontoiatra, come altri operatori medici e non, possono aiutarli a farsi curare e a superare il muro del silenzio. Un silenzio non verbale, ma interiore che esprime meglio un disagio, sia fisico che psicologico.
Nella foto in basso: da sinistra i dott. M. Fiorellino e R. Tealdi; a destra l’infermiera Carmen Giraudo (collega di Isabella Bongiovanni); nella foto in centro gli operatori durante un trattamento in poltrona.