Raccontonweb: “Vladimir delle strade” di Sara Canu

Vladimir delle strade

Treno diretto delle 9:26. Seduta accanto al finestrino con la testa appoggiata al sedile, scruto ogni parte di questo paesaggio. La mente vaga. Qualche raggio di sole si posa tramite il vetro sul mio viso. Sono tanto lucenti che mi costringono a voltarmi. Distendo le gambe e osservo la punta dei miei anfibi. La bella stagione non tarderà ad arrivare e dovrei comprare delle scarpe nuove. Nel frattempo, nella parte opposta al mio percorso, Vladimir si sveglia. Osserva i suoi abiti posati sulla sedia, li osserva attentamente. Non ne può più di indossarli, pensa che vorrebbe essere altrove. Lontano. Pensa che avrebbe voluto una vita normale, come un uomo normale o come una donna normale, questo non è chiaro. Ma per nessun motivo al mondo avrebbe più accettato di indossare quegli abiti, di scendere in strada a svendersi per un’ora di perversa compagnia. Vladimir non ne può più. I raggi del sole si spostano nuovamente e io smetto di pensare alle mie scarpe per guardare nuovamente il paesaggio. Penso a quante altre volte lo vedrò ancora. Poi annullo tutti i miei pensieri e mi limito a guardare fuori. Mi trovo ormai nella parte finale di questo viaggio, immersa nella natura, dove gli alberi sono talmente tanti da oscurare qualunque cosa. La strada che invece è nella parte sinistra si vede benissimo ma rimango incantata da tutto quel verde che non mi volto a curiosare. Manca poco quando il treno improvvisamente rallenta e comincia a suonare. Ininterrottamente. Assordantemente. Il freno tirato. Rallenta e si ferma dopo qualche chilometro. Vladimir ha visto il treno arrivare mentre si trovava nella strada parallela al binario. È salito in macchina, l’ha raggiunto, l’ha superato. È sceso dall’auto, si è avvicinato a piedi al binario, ecco perché il treno ha cominciato a suonare.

Ha pensato che non ne poteva veramente più, ha smesso di sperare in una vita normale. Ha respirato profondamente. Poi si è chinato. Ha appoggiato la testa alle rotaie e ha contato fino a dieci, mentre il tranviere terrorizzato suonava all’impazzata. Ma in dieci secondi un treno non ce la fa a fermarsi e Vladimir non ha avuto intenzione di spostarsi.

Treno fermo, figure immobili immerse nel verde di quegli alberi.

Poi è stato un viavai di ambulanze, poliziotti e magistrati che cercavano di capire chi fosse Vladimir e cosa fosse realmente. Hanno pensato che doveva essere disperato e che ha preferito salire in paradiso piuttosto che continuare a vivere all’inferno.

Hanno pensato che forse era meglio così.

Dopo due ore il treno è ripartito per gli ultimi cinque minuti di percorso che lo separavano dall’arrivo. Scendo e mi chiedo come sia possibile arrivare a tanto. Ma prima di dare un qualunque giudizio, bisogna trovarsi nelle situazioni. In questo caso non voglio capire mai. Guardo in alto e ringrazio il cielo di avermi dato una normalissima vita. Cammino e osservo la punta dei miei anfibi. La bella stagione non tarderà ad arrivare e dovrei comprare delle scarpe nuove.

Sara Canu

“Mi chiamo Sara Lucia Canu, non ho mai scritto una breve biografia su me stessa e credo che la cosa si noterà molto chiaramente.
Sono nata a Muravera il 21 dicembre 1983 e abito a Villaputzu. Mi sono diplomata in ragioneria e lo scorso anno mi sono laureata in Cinema, Musica e Teatro alla facoltà di Lettere e Filosofia presso l’Università di Pisa.
Mi affascina molto il mondo dell’arte e dello spettacolo, tanto che non sono ancora riuscita a individuare un mio sogno preciso. Vorrei diventare una regista di cortometraggi, mi piace scrivere, mi piace la musica, mi piacerebbe girare anche dei documentari e dei videoclip e mi piace soprattutto l’idea di riuscire un giorno a riunire insieme tutte queste cose.
Dovrebbe chiamarsi arte, ma non so se sono all’altezza di nominarla. Per il momento, mi limito a sognarla e ad avvicinarmi a lei con la dovuta cautela e ancora in un modo molto amatoriale.
Sono anche una blogger, così ho un posto sul web tutto mio, in cui posso scrivere la mia opinione sul mondo.
Ho scelto di inviare un mio racconto che si intitola “Vladimir delle strade”. Il nome Vladimir è di fantasia ma la storia è vera ed ero proprio sul treno quando è successa. Mi aveva colpito moltissimo e ho voluto omaggiarla a modo mio.
E ora decido di dare a Vladimir un po’ di visibilità.”

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *