VOLONTÀ DI UNA ANALISI SOCIOLOGICA ALLA RICERCA DI COMPENSAZIONE E CONFORTO
di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)
L’inerme cittadino comune continua ad essere inerme… Infatti non si avvede di quanto viene depredato, a cominciare dal diritto alla tutela della salute, di un posto di lavoro, tutela preventiva e difesa della propria incolumità, etc.; mentre alla luce dell’attualità sembra farsi ipnotizzare dal dorato mondo ludico e più sfrenato come lo sport ed ogni altra attrattiva di spettacolo, avendo come riferimento i loro protagonisti, veri e propri idoli incantatori il cui successo e conseguente ricchezza sono garantiti in gran parte dalla fedeltà di quella che una volta si definiva plebe. La massa, appunto, che addirittura va in delirio per chi fa parte di quel mondo di cartapesta e quindi di illusioni, privo di valori reali, e poi ci si stupisce se la ratio del comportamento umano sfocia nelle peggiori delle efferatezze… È certamente sempre un impegno e soprattutto una “responsabilità” tentare una analisi sociologica, anche perché chi si “azzarda” a farlo è lui stesso parte integrante della società; ma non per questo ruolo deve venir meno, ovviamente se svolto con cognizione di causa, etica ed obiettività. Un tentativo di “usurpare” il titolo di sociologo? Niente affatto perchè chi scrive, ad esempio, si avvale del diritto esprimere un’opinione e, proprio perchè giornalista ed opinionista, la sua funzione trova la sua ragione d’essere. Tornando al capoverso iniziale, ogni giorno che passa mi accorgo dell’evoluzione della specie, non tanto in senso anagrafico quanto invece in quel modus vivendi e operandi che non é più degno della specie umana, un disonore che è indice di arretratezza come se le azioni nefaste di chi ci ha preceduto nei secoli inducessero al replay… Naturalmente le eccezioni del buon portamento umano ci sono state, ci sono e ci saranno (voglio sperare), ma ben pochi se ne avvedono in quanto non eclatanti quanto l’esempio di malcostume, malvagità e di sovversione del sistema esistenziale; infatti è noto l’aforisma del 1882, attribuita al caporedattore del New York Sun John B. Bogart (1848-1921): «Fa più notizia un uomo che morde un cane, e non un cane che morde un uomo». Una citazione apparentemente banale ma che in realtà molto ben si adatta al mondo contemporaneo, ancorché offuscato dai prepotenti mezzi di comunicazione e da quella paventata libertà… senza freni inibitori.
A questo punto c’é da chiedersi: il Terzo Millennio, così impostato, fa parte di un’era prestabilita oppure è uno scotto che l’Umanità deve pagare prima di sperare in un periodo successivo razionalmente più accettabile? Nessuno ha la sfera di cristallo ma rifacendoci ai nostri illustri antenati (filosofi, studiosi di scienze umane, teologi, antropolgi, esistenzialisti, etc.), il nostro animo dovrebbe trovare appagamento nell’assurgere la loro saggezza che, se ben proporzionata all’attualità, in parte e per certi versi potrebbe giustificare le evoluzioni filosofiche-comportamentali dei nostri tempi. Ma perdere di vista determinati valori si favorisce la povertà interiore rendendo nulla o minando quella filosofia di vita che ha dato origine all’Essere; e purtroppo, come diceva Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) «Nessun mortale è saggio a tutte le ore».