Perché leggere “Zia Mame” di Patrick Dennis
Nel virtuale trattato sul binomio genio e follia non potrebbe di certo mancare un capitolo dedicato a Edward Everett Tanner III, di cui Patrick Dennis è solo uno dei vari pseudonimi.
Fu, infatti, un autore dotato di talento straordinario, capace di spacciarsi per donna, scrivendo più opere con lo pseudonimo di Virginia Rowans, e di trarre sempre tutti in errore. Una capacità di simulazione che, del resto, aveva già avuto modo di testare, con esito positivo, nel corso delle sue esperienze come ghost writer di politici, diplomatici e pseudo-romanzieri. A riprova delle sue non comuni doti artistiche, non solo Zia Mame, dopo la sua uscita in America nel 1955, restò in classifica tra i primi dieci libri più venduti per più di due anni (e furono più di due milioni le copie acquistate), ma l’anno successivo E.E. Tanner riuscì a restare in quella classifica con due opere a firma di Patrick Dennis ed una a firma di Virginia Rowans.
Ma fu anche un uomo poco “ordinario”, come emerge dalla sua bizzarra, tormentata e lacunosa biografia, paradossalmente meno verosimile delle rocambolesche avventure dell’eccentrica zia Mame.
Il successo americano di questo romanzo – da cui sono stati tratti anche un adattamento cinematografico ed un musical – non è stato, però, doppiato nel nostro Paese: solo da un paio d’anni, infatti, grazie alla casa editrice Adelphi, ha ottenuto l’attenzione che merita.
Se, quindi, volete votarvi alla letteratura straniera e desiderate una lettura leggera, al brivido dell’ultimo thriller di Patricia Cornwell preferite un tuffo nel passato con Patrick Dennis: zia Mame e suo nipote Patrick vi faranno ridere a crepapelle ed il divertimento crescerà pagina dopo pagina.
Qualcuno di voi forse si chiederà perché vi suggerisca un libro di un autore americano dopo avervi proposto, la settimana scorsa, di sostenere il made in Italy. Ebbene, i motivi sono due: il primo è che anche gli Usa ultimamente non se la passano bene e questo me li rende un po’ simpatici; il secondo è che l’edizione di Adelphi contiene un importante tocco di italianità, ossia l’interessante postfazione del curatore dell’opera, Matteo Codignola, talmente brillante da avere essa stessa dignità letteraria.
Marcella Onnis – redattrice