L’angolo della poesia: “Picchì Signuri U Munnu è ‘nfangatu?” di Giusy Chiello
Cari amici, oggi vi proponiamo una poesia della nostra Giusy Chiello, che abbiamo scelto non per un moto di autoreferenzialità ma per tante buone ragioni che sicuramente condividerete.
Innanzitutto, si tratta di versi che rispondono ad una delle priorità della nostra rubrica, del nostro giornale e del nostro ente, Il granello di sale, ossia occuparci di tematiche sociali.
In secondo luogo, la poesia è stata scritta in dialetto siciliano per cui è in sintonia con un’altra delle nostre linee editoriali: valorizzare la varietà linguistica del nostro Paese.
Terzo, esprime una straordinaria maturità, caratteristica tutt’altro che scontata visto che è stata composta dall’autrice a soli 12 anni.
Inoltre, ha una grande carica emozionale, soprattutto per merito di quella nota struggente che – in particolare nel verso “chianci cu mia” – solo la musicalità del dialetto poteva infonderle.
Infine, questa poesia ci ricorda un insegnamento tanto noto quanto inattuato: “la vita è preziosa”.
Buona lettura e, soprattutto, buona riflessione!
Picchì Signuri U Munnu è ‘nfangatu?
A corpi ri lupara
a genti chianci
chianci cu mia
e mi fa cumpagnia
picchì muriu n’avutru
n’avutru picciottu buonu
buonu comu u pani.
Picchì u Signuri vuoli chistu?
I picciuttieddri muorinu
s’azziccanu siringhi
siringhi a tutta fuorza.
Picchì Signuri succeri chistu?
A vita è preziosa.
Talìa ddru picciottu,
ddru picciottu bieddru
un travagghia e un mancia
eppuru sta addritta.
A vita è chista.
U munnu addrivintò
addrivintò comu u fangu.
Perchè Signore il mondo è infangato?
A colpi di lupara
la gente piange
piange con me
e mi fa compagnia
perché è morto un altro
un altro ragazzo buono
buono come il pane.
Perché il Signore vuole questo?
I ragazzi muoiono
si bucano con le siringhe
tante siringhe.
Perchè Signore succede questo?
La vita è preziosa.
Guarda quel ragazzo,
quel ragazzo bello
non lavora e non mangia
eppure sta in piedi.
La vita è questa.
Il mondo è diventato
è diventato come il fango.